giovedì, ottobre 26, 2006

V IL PAPA





Così uccisi il Papa


Il Papa era una macchina dalle sembianze umane. Praticamente un androide. Governava il mondo in rappresentanza del Grande Cervello Elettronico che tiranneggiava su tutti noi, esseri umani. Il Papa aveva potere di vita e di morte sulla popolazione, forte della delega del Grande Cervello Elettronico e dell’appoggio delle Forze Armate.
Il Segreto Consiglio Partigiano pensò che per liberarci dal giogo del Grande Cervello Elettronico bisognava prima eliminare il Papa.
Affidarono a me l’incarico.
Il Papa viveva in una splendida, inespugnabile villa. La sua mente artificiale aveva quel non so che di libertino, di malvagio. Era programmato per dare sofferenza, per alimentare il terrore con l’orrore. Giovani donne e giovani uomini venivano rapiti in continuazione. Li costringeva ad unirsi in ripetitiva e ossessiva fornicazione, interminabili orge che il Papa amava annegare nel sangue. Li uccideva con le sue mani. Sesso e morte uniti in un macabro rituale.
Per penetrare nella villa mi feci catturare dalle guardie bioniche. Venni condotto al cospetto del Papa assieme ad altre giovani vite, condannate al sacrificio.
Ci fecero spogliare nudi.
Il Papa non lo poteva immaginare, ma mi era stata innestata nel braccio un’arma ad onde elettromagnetiche, in grado di mandare in tilt la sua mente artificiale.
Attesi il momento propizio. Mi fu ordinato di unirmi sessualmente con una fanciulla dai capelli biondi. Decisi di aspettare, per essere più sicuro della riuscita dell’attentato. Abbassai lo sguardo, fingendomi triste.
Poi, eiaculando faticosamente tra le labbra della bionda in lacrime, azionai il dispositivo. Il Papa cominciò a vacillare, quindi cadde a terra, boccheggiando. Dopo una fiammata che gli scintillò tra le orecchie, finalmente, rimase immobile. Disattivato per sempre.
Stecchito.
Fu più o meno così che io, rivoluzionario partigiano, uccisi il Papa. Inutilmente, ché morto un Papa se ne fa un altro.
Purtroppo lo sapeva anche il Grande Cervello Elettronico.

Racconto di Cristiano della Bella sforbiciato da Marcuzzo.