lunedì, settembre 25, 2006

XIII LA MORTE






MA DOVE VAI BELLEZZA IN BICICLETTA?

Quella sera aveva inforcato la bici come al solito e la moglie non l’aveva nemmeno interrogato sulla sua destinazione. Era scontato. Un giro sui suoi campi e poi un bicchiere al bar, una scopa e poi di nuovo a casa.
La direzione che prese quella sera non era però la stessa di sempre. Ma lo stradone sterrato che costeggiava il campo di frumento spennato del vecchio Muri. In mezzo al campo c’era un casolare diroccato. Lui aveva poggiato la bici sul muro disidratato, aveva aperto il portone gracchiante e, una volta entrato, si era seduto su un giaciglio di paglia lì per terra. Aspettandola.
Nessuno la conosceva in paese, tutti fingevano di ignorare la sua professione ma tutti sapevano cosa facesse.
Lei non si fece attendere. La borsa di paglia infilata sul manubrio, il culone infossato nella sella della bici, un vestito a fiori scollato e un fazzoletto nero in testa. Così si dirigeva verso il casolare, alla stessa ora dello stesso giorno della settimana precedente.
Lui non stava nella pelle.
“Non te rivavi più!”- le disse lui
“Go fatto la strada larga per evitar le ciaccole della gente”
E quasi senza farle finire quelle quattro parole, lui la attirò a sé con forza. “Che bel vestito che ha signora” le disse ( e mai si era spinto a tanti complimenti con la moglie).
Lei sorrise solamente. Aveva gli occhi neri e dolci e la bocca tenera.
“Se to moglie savesse…”
“No la savarà”
Le tolse il fazzoletto dalla testa, le sbottonò il vestito e i fiori si sparsero sulla paglia. Così lei.
Non portava il reggipetto ma le mutande si. Lui gliele sfilò subito e si abbassò i pantaloni. Non c’era tempo per i convenevoli. Adorava le donne con le tette grosse, e molli. Gliele stritolò quasi, gliele leccò infinitamente e ciò non gli impediva di insistere con le sue dita rugose e con le sue unghie tagliate male e nere di terra, sul sesso di lei. La rigirò su sé stessa. La sollevò le anche e si infilò dentro di lei.Lei fingeva di godere.Le mani di lui la serravano per le anche e di tanto in tanto si spostavano distrattamente sul petto ondeggiante, per trarne ulteriore godimento.
Poi una strana sensazione.
Era come se le carni di lei si assottigliassero, si sciogliessero sotto il suo tocco. Forse scivolano perché ho le palme intrise di sudore pensò lui. E invece no. E invece le fibre di lei si stavano pian piano sottraendo. La pancia flaccida si contraeva pian piano, le cosce bucherellate si appiattivano fin quasi ad aderire i muscoli, perfino l’enorme culo sembrava restringersi. “Ma Dio… cossa xe drio succeder??” sbottò l’uomo, incapace di arrestare i suoi viaggi compulsivi dentro il corpo di lei, ormai cadaverica.
I capelli cominciarono a caderle dalla testa, le dita delle mani erano ormai solo lunghe fila di ossa sottili. Ea impallidito da far paura ma non riusciva a fermarsi. Lei voltò il viso per incontrare il suo sguardo ma al posto degli occhi adesso c’erano solo due buchi neri.Lui per un secondo pensò di stare nel più brutto dei sogni, ma lei, con la voce mutata in rantolo, gli ripetè “ Ah se to moglie savesse…”
Lui venne. Poi si accasciò sul giaciglio di paglia con la bocca piena di bava e gli occhi spalancati.
In un batter d’occhio lei riprese le sue forme originarie, occhi, tette, pancia e culo ovviamente.
Estrasse dalla borsa di paglia un taglierino.
Nessuno la rivide più in paese.


Il telefono squillò.
“Rispondi ti che mi no go coraggio…” – disse la madre alla figlia.
“Parla a Signora…”
“No son la figlia”
“So nel commissario la scusa, purtroppo na brutta notissia.”
“A dovarissi presentarvi per il riconoscimento del cadavere…, pare, pararia che sia de so marito.”
“Le ho detto che son la figlia”
“Allora pararia che sia quel de so pare”
La figlia riagganciò e si girò verso la madre che la guardava con occhi spalancati. Da ormai un mese il marito era scomparso di casa. Uscito una sera con la bicicletta aveva salutato col consueto vado al bar torno presto.
Al bar invece non c’era mai andato e non era andato nemmeno dal fratello, né a controllare i suoi campi di soia che cresceva tanto ben.

La moglie non aveva avuto coraggio di andare all’obitorio, c’era andato il fratello.
Era davvero lui. Causa del decesso secondo i verbali del medico legale “ arresto cardiocircolatorio successivo a violento trauma da recisione. Del pene”.
Da qualche mese oramai in paese si era diffusa sta storia di questi…andavano a puttane e poi li trovavano morti in qualche casolare abbandonato col cazzo tagliato.
Però sua moglie non poteva crederci. Non lui. Na vita per la famiglia: terra, lavoro e letame e campi. Il vizio del bicchiere al bar non se podeva mica cavarglielo. Come ? dopo essersi rotto la schiena tutto il dì. Come poteva lui andare a donne? Si chiedeva la moglie la cui vera disperazione non derivava certo dalla morte del marito quanto, piuttosto, dall’orrenda vergogna che il diffondersi delle voci su come questa era avvenuta.
Non avrebbe più avuto il coraggio di andare alla latteria, o dalla parrucchiera. Figuriamoci poi alla sagra del paese a metà agosto.



Racconto di Cosetta sforbiciato da Marcuzzo.

martedì, settembre 12, 2006

XXI IL MONDO






IL MONDO

Il sole calava dietro le colline di Gerusalemme e l’ombra degli ulivi si allungava sulla casa del pastore Zaccaria. Dentro Gesù diceva ai suoi discepoli:
“Adesso vediamo chi ce l’ha più lungo!”
Li aveva riuniti per una comunicazione importante. Aveva voluto solo i migliori. Erano con lui Giovanni, Luca, Matteo e Marco. Seduto in disparte c’era anche Pietro che li aveva condotti lì. Il pastore aspettava fuori, circondato da animali: le pecore, i cani e Zina, la vecchia mula bianca.
Marta, la moglie, era dentro casa con Gesù e i suoi.
I discepoli stavano allineati contro una parete.
Erano completamente nudi e con le mani si coprivano il sesso. Tenevano lo sguardo basso.
“Devo affidare un incarico molto gravoso ad uno di voi e sceglierò quello con il cazzo più lungo e più duro.”
I discepoli non alzarono neanche la testa.
“Mi sembra abbastanza semplice, ma se volete che ve lo spieghi con una parabola…”
“No Rabbì”
disse allora Giovanni
“abbiamo capito… è che siamo un po’in imbarazzo e poi c’è anche una donna…”
Gesù sorrise loro.
“È ben per questo che l’ho voluta! Ed ora… MANI SUI FIANCHI!”
Con un gesto rapido sfilò la tunica di Marta e anche la donna fu nuda. I discepoli sgranarono gli occhi. Era un po’ in carne, con i seni grossi ed il pube coperto di peli scuri e ricci. Gesù le girò attorno e abbracciandola da dietro prese a strizzarle una tetta mentre faceva scivolare l’altra mano tra le cosce.
“Vi piace guardare… non è vero?” disse e attaccò a succhiare un capezzolo. La donna mugolò di piacere e Gesù, senza smettere si toccarla osservò i suoi uomini. Stavano tutti con il cazzo dritto tra le gambe e lo sguardo fisso sul nuovo miracolo operato dal maestro.
Luca aveva un cazzettino minuscolo, grosso poco più d’un pollice e lo escluse subito. Al suo fianco stava Matteo e scartò anche lui: il suo cazzo era lungo, ma sottile e ricurvo, inadatto a sopportare pesi. Se la giocavano Marco e Giovanni.
Marco era giovane: dal suo cespuglio nerissimo svettava una verga di notevoli proporzioni, ben eretta e lucida in punta. Giovanni che era più maturo aveva i peli ingrigiti e il cazzo forse un po’ più piccolo, ma in compenso aveva due coglioni grossi come uova che gli facevano tenere le gambe larghe. Marco o Giovanni? Era indeciso. Giovanni o Marco? Era anche deluso.
“Possibile che voi due siate quelli col cazzo più grosso?”
Era molto deluso.
“Non per offendervi ma mi aspettavo di meglio…”
I discepoli chiesero
“Rabbì, possiamo rivestirci?”
Gesù glielo permise e si fece muto e pensoso. Allora la moglie del pastore si fece avanti dicendo
“Rabbì perdona… io so dove sta il cazzo che cerchi.”
E gli indicò Pietro che stava seduto in disparte.
“Il Vecchio!?” disse, ma poi aggiunse “Vieni qui e spogliati!”
Pietro si alzò e fece come lui gli aveva chiesto. Fu Gesù a sgranare gli occhi questa volta. Vide un omone dai capelli lunghi e grigi e la barba che gli copriva il petto. Erano lunghi anche i peli del pube, bianchi come la neve. Sotto pendeva quello che sembrava un braccio, ma che invece era il cazzo più grosso che si fosse mai visto.
Gesù lo guardò ammirato e disse
“Ti funziona ancora vecchio?”
Pietro non parlò, ma fece cenno di sì con la testa.
“Bene! Allora all’opera!”
Marta era ancora nuda e Gesù la prese per mano attirandola a se.
“Non ti basta quello che hai visto?”
Pietro restava immobile.
“O forse non ti piacciono le donne?... Marco! Vieni qui!”
Ma Pietro lo fermò. Non gli piacevano gli uomini.
“Forse allora vuoi vederla meglio…”
Prese la donna, la voltò e le fece poggiare le mani sul tavolo. Così piegata la sua fica sembrava un frutto spaccato dal sole. Gesù mise due dita nella polpa e cominciò a scavare, ma Pietro non batteva ciglio.
“Forse ti piace di più l’altro buco…”
Le ficcò le dita nel culo. Marta prese a gemere mentre le infilava più a fondo, ma il cazzo di Pietro restava flaccido. Allora Gesù aggiunse un terzo dito, poi un quarto ed infine l’intero pugno chiuso. A quel punto la donna urlò.
Zaccaria sentì il grido da fuori. Scostò la tenda ed entrò.
“Rabbì che succede?”
Gesù tolse il braccio dal culo di Marta e lo puntò verso il pastore.
“Succede che stiamo lavorando!Come osi disturbarci? Esci subito da qui!”
Zaccaria indietreggiò e corse via piangendo. Si rovesciarono alcune sedie e una giara cadde in frantumi. Nel trambusto nessuno si accorse che qualcosa stava succedendo al vecchio. Quando, finita la sfuriata si voltò, Gesù restò come di sale. Pietro sorrideva. Tra le sue gambe si ergeva una colonna di carne che gli sfiorava il mento. Un tronco nodoso, un intrico di vene spesse un dito che culminava in una cappella enorme e livida.
“Cosa diavolo è stato?”
chiese Gesù, ma l’uomo restava con lo sguardo fisso ed il cazzone pulsante. Allora vide ciò che stava contemplando Pietro. Nel rettangolo della porta rimasta aperta Zina alzava ed abbassava la coda. La mula protendeva la sua vulva scalpitando…
Gesù scoppiò a ridere e disse
“E bravo il nostro vecchio!!”
Strinse con due mani lo smisurato cazzo e sentì che era duro come la roccia. Disse piano:
“Ti chiami… Pietro, non è vero?”
Lui annuì e allora Gesù disse forte
“TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA COSTRUIRÒ LA MIA CHIESA”

Ecco com’è che va il mondo.



Racconto di Andrea Monasterolo.

martedì, settembre 05, 2006

XX IL GIUDIZIO






Dottor Giudizio

«Destra», dico.
«Sinistra, destra, destra...»
Ho fatto colazione col dottor Müller, il mio vice. E’ di Dresda, ma ha studiato a Berlino. E’ ambizioso, ma non credo che farà strada. Si fa troppi problemi, lui.
«Sinistra, sinistra, destra...»
Müller è tornato ieri. Ha passato dieci giorni a Sanremo, per una vacanza. Ha un colorito migliore, ora. Del resto qui in Polonia fa un freddo cane, la pelle si screpola e uno deve andare dalla manicure almeno ogni due giorni.
«Sinistra... No! Tu vai a destra.»
Il dottor Müller mi ha parlato di un albergo, me l’ha consigliato. Ancora non so, anch’io voglio andare in vacanza, ma Susanne preferirebbe il Tirolo. Dice che i ragazzi si divertono di più. A Susanne non piace l’Italia. Mussolini, dice, è un maiale.
«Destra, destra, sinistra...»
Müller sostiene che ne mando troppi alle camere a gas. Mi viene da ridere. Ogni volta cambio. Ieri mandavo a sinistra quelli da inviare alle docce, oggi mi pare il contrario... Non so.
Destra alle docce, sinistra ai lavori forzati, mi pare.
Cambio spesso e oggi, francamente, non lo so. Che differenza fa? E’ un lavoro nioso. Ebrei, sempre ebrei, destra, sinistra, chissenefrega. Cerco di tenere una media del cinquanta per cento. Tanto Hitler li vuole ammazzare tutti.
«Destra, sinistra, destra...»
No, non fa differenza.
Müller è ambizioso, ma si fa troppi problemi.
«Destra, sinistra, destra...»
Gli unici cui presto attenzione sono quelli coi tatuaggi. Susanne mi ha fatto una testa così. A lei piace molto la pelle tatuata, vuole farne delle tende per tutta la casa. Per ora le ha messe solo in camera da letto. Ci ha anche lasciato un capezzolo, dice che fa molto chic.
«Destra, destra, destra!»
Non posso darle torto.

Racconto di Cristiano della Bella,